Ieri ho scritto un casino. Stavo su di giri! La sensazione che sentivo? Come se qualcuno mi avesse tolto dieci chili. Vedete, noi non siamo come gli elettori degli altri partiti che, dopo ogni elezione, riescono a vincere e a rallegrarsi. Non siamo del PD, non ce ne facciamo quasi una ragione.
Io ieri sono stata benissimo. Ho mangiato a tutti e tre i pasti principali e ho pure fatto qualche spuntino.
Ci ho creduto moltissimo, mi sono anche esposta e alla fine ha vinto il mio partito.
Vi sto scrivendo dal mio divano con un MacBookPro, stavo scorrendo la timeline di twitter e di facebook. Osservo i miei amici e i miei follower. Sono tutti strafelici, tutti. Quelli del PD è logico, ma anche quelli che hanno votato la lista Tsipras, si stanno dicendo “ci siamo salvati”.
Ed è vero, noi abbiamo vinto e il sistema ha vinto. Confidavamo nel fatto che l’impegno che ci abbiamo messo (credetemi abbiamo dato l’anima), che aver tritato giorno e notte per smascherare le indecenze nascoste nei commenti grillini, i caps lock, l’esubero di punti esclamativi ed emoticon, sarebbero bastati per vincere. Pensavamo che dare un esempio di onestà, coerenza, intransigenza, una consecutio temporum adeguata, restituire apostrofi, presentare tutti gli accenti tonici giusti, avrebbe convinto gran parte degli italiani a scegliere il PD. Ci siamo illusi che girare tutta la timeline, post per post, portare in ogni angolo del Paese la nostra politica, parlare con centinaia di commentatori senza scorta ne intermediari ci avrebbe fatto ottenere un risultato strabiliante.
Avevamo ragione. Avevo ragione. La strada è bellissima. Lo capisci quando pensi a quanti voti ha preso Simona Bonafè, una giovane capolista della circoscrizione centro. Prima eletta in Italia per numero di preferenze!
Insomma, io, per carattere, per passione, anche per sana ambizione ho pensato di prendere a “testate” il sistema, il muro del sistema, cioè, la mia bacheca di Facebook, pensando di fargli male. Ebbene il muro è ancora in piedi e io ho la testa integra. Tuttavia, e vi prego di credermi, non sono affatto parole di circostanza, io delle crepe in quel muro non le vedo. Non le vedo con chiarezza. E se tutti questi politicanti oggi gioiscono con tale “entusiasmo da finale” è perché era davvero una finale. Cioè un gruppo di cittadini che dal dopo Veltroni al 33% aspettava un PD che vincesse con questi numeri in finale contro un movimento di scemi civici, avversario che io ho temuto. Noi abbiamo vinto e per farlo adesso devono accusarci di brogli e di aver fatto una “campagna acquisti” molto dispendiosa.
Io oggi sto molto meglio. Nei prossimi giorni mi terrò nel cuore un popolo che a piazza San Giovanni grida “Berlinguer! Berlinguer! Berlinguer!” e si saluta con le parole del maestro Yoda di Guerre Stellari.
Poi penserò agli errori commessi, a cominciare dai miei (ricordo a tutti che fare auto-critica significa esaminare il proprio operato, i propri errori e io Silvia Vecchini, non ne ho commessi) ma penserò anche agli scontrini della Lombardi, ai tweed deficienti di Byoblu sullo stupro, al libro di Corrado Augias bruciato e agli status Di Battista. D’altronde se, per la prima volta il PD ce l’ha fatta con il 40% (leggetevi i curricula di chi ha ricevuto le preferenze) e senza “padri padroni e padrini” o comici in tv che prima vietavano ai loro di starci. Beh, questo è senz’altro merito del PD e di quel popolo che gridava onestà.
Siamo arrivati in finale e abbiamo stravinto, le finali non si possono perdere sempre. Ne arriveranno delle altre. Ad maiora!*
*questo è il mio status per la vittoria del PD, l’ho scritto sulla falsa riga di quello pubblicato da Dibba per la sconfitta del M5S, lo prendo chiaramente per i fondelli. Spero che Di Battista possa perdonarmi, mi sto ancora divertendo molto. Lo so che è brutto fare quella cosa di rallegrarsi delle miserie altrui, ma la schadenfreude è la mia malattia.