La teoria del tutto

Ognuno al cinema ci va con sé stesso. Con la sua vita. Ci va con quello che gli sta succedendo, che gli è successo. Io ho pianto un po’ con questo, perché mi sembra un’ingiustizia cosmica che il cervello meravigliosamente lucido di un uomo debba stare in un corpo immobile. Ho pianto un po’ nelle parti in cui diventava sempre più fermo. E ho pianto un po’ anche per la storia con sua moglie. Tutto quell’amore. E dopo, quando si legge che sono rimasti amici. Ho pianto un po’ per tutto.

 

Non parlerò della teoria del tempo, perché non si parla comunque di quello, e perché non la capisco. Non parlerò di quello che possiamo fare della nostra vita e delle nostre infinite possibilità come esseri umani, perché è una cosa piuttosto ovvia. Non parlerò di Dio e della scienza, del primo perché in questo momento mi sta particolarmente sul cazzo, della seconda perché ogni volta che imparo una formula la dimentico dopo due minuti.

 

Parlerò allora di una mia teoria del tutto.

 

Forse amare qualcuno significa accettare la sua vita. Le direzioni che a volte prende. Come cambia. Accettare le sue scelte. E volere che sia felice. Che possa fare tutto quello che vuole nel tempo e nel mondo. Anche se noi non siamo lì. Non so se ce la faccio, ma mi piacerebbe essere quel tipo di persona.

 

Questo è il film che ho visto io.

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2 pensieri su “La teoria del tutto

  1. Il film non l’ho visto, ma dopo aver letto la tua “teoria del tutto” avevo i lucciconi agli occhi e tiravo anche un po’ su col naso (il raffreddore non c’entra). Sei un mito 😉

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